Caro Fabristol,
Non ti biasimo per non riuscire a vedere un nesso tra libertarismo e decrescita. La ragione è semplice: gran parte degli studiosi che scrivono di decrescita non sono libertari nel senso economico del termine, e spesso nemmeno nei valori. Eppure se guardiamo al libertarismo “di sinistra”, uno dei padri spirituali della decrescita lo era forse più di chiunque altro: mi riferisco a Ivan Illich. Dunque io questa incopatibilità di fondo non la vedo come un problema, ma come una sfida. Secondo me le due filosofie non solo sono compatibili, ma sarebbe assai proficua una loro maggiore integrazione. Per quanto riguarda la confusione fra i termini liberalismo e libertarismo, non mi pare di aver mai detto che siano la stessa cosa (anzi). Se ti riferisci al commento al mio ultimo articolo dove si parla di “questioni di lana caprina”, non l’ho scritto io, ma Igor Giussani. A me non piacciono le ideologie, preferisco le argomentazioni. Non credo si debba inseguire utopie di libertà di consumo non sostenibili a livello ambientale, ma nemmeno che si debba sacrificare la libertà degli individui per evitare il collasso degli ecosistemi. Occorre evitarlo, naturalmente, ma non credo che per farlo sia necessario “buttare il bambino con l’acqua sporca”. Ho approfondito numerosi autori libertari, in particolare della tradizione marginalista austriaca (mises, hayek, rothbard, huerta de soto ecc.), ma ne riconosco anche le pecche. In ogni caso, essendo la mia una proposta di collaborazione dettata semplicemente dalla passione per il tema e per le idee libertarie (una gran parte di esse almeno), e non avendo altre finalità, accolgo il tuo come un gentile rifiuto e non insisto oltre. In ogni caso continuerò a seguirvi 😉